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Intervista al Dott. Mario Enrico Canonico, Assistant Research Professor of Medicine presso l’Università del Colorado ad Aurora, negli Stati Uniti

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Mario Enrico Canonico, M.D., Ph.D

Assistant Research Professor of Medicine, Division of Cardiology, University of Colorado SOM Clinician Scientist, CPC Clinical Research - 2115 N. Scranton St., Suite 2040 80045-7120, Aurora, CO, USA

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Mario Enrico Canonico, M.D., Ph.D

Assistant Research Professor of Medicine, Division of Cardiology, University of Colorado SOM Clinician Scientist, CPC Clinical Research - 2115 N. Scranton St., Suite 2040 80045-7120, Aurora, CO, USA

Ho scelto di intraprendere un’esperienza lavorativa all’estero per dare seguito alla personale curiosità e volontà di approfondire gli aspetti di ricerca clinica in ambito cardiovascolare. Ho avuto la possibilità di traferirmi negli Stati Uniti grazie al supporto del Prof. Giovanni Esposito in prossimità della fine del percorso di Dottorato di Ricerca presso l’Università Federico II di Napoli.

Il periodo all’estero, tuttora in corso, mi ha estremamente arricchito in termini lavorativi ed umani lavorando in un team giovane e dinamico con una forte volontà di innovazione e di elevati standard di ricerca in ambito cardiovascolare. Il Dipartimento di Medicina dell’Università del Colorado, ed in particolare il Centro Ricerche affiliato “CPC Clinical Research” (Figura 1-5), coordina studi clinici randomizzati principalmente in ambito di malattia coronarica, arteriopatia periferica, diabete mellito e scompenso cardiaco.

All’inizio della mia esperienza, esclusivamente di ricerca, ho avuto la possibilità di pianificare insieme al Prof. Marc P. Bonaca il mio percorso in accordo alle preferenze personali ed alle esigenze del Centro Ricerche. Sin dalle prime fasi ho avuto la possibilità di essere coinvolto in diversi studi clinici nell’ambito degli argomenti citati apprendendo profondamente lo sviluppo, la conduzione e la conclusione di ogni progetto.

 

Com’è organizzata la tua attività lavorativa?

La mia attività è molto flessibile in base alle priorità ed alle scadenze. La maggior parte del mio tempo è impiegato negli studi clinici in corso che richiedono un intenso lavoro quotidiano. Ho la possibilità di confrontarmi regolarmente con colleghi negli Stati Uniti e in diverse aree geografiche del mondo apprezzando similitudini e differenze lavorative nell’ambito di una collaborazione internazionale. Credo fortemente nel valore dell’apprendimento quotidiano nell’ambito della ricerca clinica, arricchendo il proprio bagaglio conoscitivo confrontandosi con ogni figura coinvolta, dai biostatistici agli assistenti di ricerca, dal dipartimento finanze a quello legale. L’altra principale attività che mi riguarda consiste nella stesura di abstracts e papers in riferimento ai numerosi database di cui dispone il Centro Ricerche. Nel corso degli anni ho avuto la possibilità di presentare i risultati della nostra ricerca in concomitanza di congressi internazionali e di pubblicare diversi manoscritti nei più importanti giornali in ambito cardiovascolare.

 

Che consigli daresti ad un giovane collega interessato ad intraprendere un periodo di formazione all’estero?

Il personale consiglio che sento di condividere con i giovani colleghi interessati ad un periodo lavorativo all’estero è senz’altro di prendersi il tempo necessario per una convinta decisione mettendo sul piatto della bilancia i tantissimi punti a favore di un’esperienza del genere e, di contro, la necessità di un periodo prolungato lontano dalla città di origine e dai propri affetti. Di essere pronti, inoltre, ad affrontare con determinazione il periodo di preparazione in termini di documenti e procedure burocratiche richieste per approdare nel paese ospitante. Infine di mettere in conto la fisiologica fase iniziale di ambientamento. Per questi motivi il confronto con colleghi che hanno vissuto una tale esperienza può risultare di grande importanza. Lavorare e formarsi all’estero rappresenta un’opportunità unica per i giovani cardiologi in cerca di sfide che impreziosiscano il percorso professionale.

Mi preme inoltre ringraziare Italian Cardiologists of Tomorrow (ICoT) per la preziosa rubrica “ICoT Abroad” che ha dato la possibilità a me ed altri colleghi di raccontare in maniera aperta ed approfondita la propria esperienza lavorativa all’estero. Sono certo che le interviste raccolte possano rappresentare fonte di informazione utile per indirizzare al meglio il proprio futuro. Ringrazio infine la Società Italiana di Cardiologia per aver dato spazio alla mia testimonianza.

 

 

Figura 1
Figura 2
Figura 3
Figura 4
Figura 5
ICOT